FATTORI DI RISCHIO DELLA MALATTIA PARODONTALE

Un ruolo fondamentale nella genesi della malattia parodontale è sostenuto da alcuni dei microrganismi che costituiscono la flora orale, in particolare da alcune specie batteriche della placca dentale che sono state associate con la malattia parodontale.

I batteri, costituiscono un fattore necessario ma di per sé non sufficiente per lo sviluppo e la progressione della malattia; infatti molti altri fattori intrinseci ed estrinseci contribuiscono, in diversa misura, a determinare la suscettibilità dell’ospite a contrarre la malattia.

EREDITARIETÁ: il DNA di ogni individuo contiene geni responsabili dell’anatomia e della fisiologia dei tessuti duri e molli del cavo orale; ciò condiziona l’aspetto anatomo-patologico, la gravità e l’andamento delle lesioni parodontali. Soggetti con affollamento degli elementi dentari o che presentano una morfologia tale da inficiare i meccanismi di autodetersione e favorire quindi l’accumulo di placca dentale, rendono difficoltose le manovre di igiene orale domiciliare, hanno una maggior probabilità di sviluppare una malattia parodontale. Deficit congeniti della capacità fagocitarla e della chemiotassi soprattutto dei granulociti neutrofili e dei monociti predispongono all’instaurarsi di parodontopatie gravi in età precoce.

Soggetti affetti dalla Sindrome di Down o trisomia del cromosoma 21, sviluppano una forma particolare di parodontite che colpisce dapprima gli incisivi inferiori, quindi gli incisivi superiori e i molari.

 

FATTORI SISTEMICI: tali fattori possono essere di tipo fisiologico, come le variazioni ormonali che insorgono in determinati momenti della vita di un individuo (per esempio pubertà, gravidanza, menopausa), oppure di tipo patologico cioè legati alla presenza di patologie sistemiche come il diabete mellito.

Durante la pubertà è abbastanza frequente la comparsa di gengiviti iperplastiche diffuse o localizzate che sembrano prevalere nei soggetti di sesso femminile. Tali affezioni sono caratterizzate da un aumento del volume sia della gengiva marginale che delle papille interdentali. Queste porzioni gengivali possono presentare in modo più o meno marcato anche un quadro infiammatorio con arrossamento e facilità al sanguinamento.

La presenza di queste manifestazioni gengivali sembra essere correlata oltre che alle variazioni ormonali, anche alla ritardata eruzione passiva degli elementi dentari; questo determina un alterato rapporto dento-gengivale favorendo l’accumulo di placca batterica.

Anche nelle donne gravide è possibile riscontrare un aumento dell’infiammazione gengivale e sembra che questo fenomeno sia dovuto alle variazioni ormonali a cui va incontro la donna in questo periodo; ciò è confermato dal fatto che, una volta avvenuto il parto, generalmente si assiste a una remissione delle manifestazioni parodontali. È inoltre importante sottolineare che all’aumento dell’indice di infiammazione non corrisponde un aumento dell’indice di placca, questo indica che sono presenti fattori in grado di modificare la risposta infiammatoria a parità di agente eziologico. Gli ormoni che entrano in gioco sono il progesterone e gli estrogeni che aumentano nel periodo della gravidanza, provocando un aumento del letto capillare e della permeabilità vasale. Queste alterazioni modificano la risposta infiammatoria tissutale agli stimoli microbici, la cui presenza è comunque necessaria per la formazione delle lesioni gengivali.

Sempre a variazioni degli ormoni sessuali sono da ascrivere le modificazioni della salute parodontale che si possono a volte notare nei soggetti in terapia con contraccettivi orali, nel periodo mestruale e in menopausa.
Patologie sistemiche legate a squilibri ormonali possono essere associate alla malattia parodontale, un particolare cenno va fatto al diabete mellito. È stato ampiamente dimostrato che la malattia parodontale presenta una incidenza più elevata nei soggetti diabetici e che la sua gravità sembra in molti casi essere in relazione con la gravità della forma diabetica.

Anche in questo caso per sviluppare la malattia parodontale è indispensabile la presenza della placca batterica, infatti i tessuti parodontali del soggetto diabetico rimangono sani effettuando manovre di igiene orale sia professionali che domiciliari finalizzate a mantenere un buon controllo sulla stessa. Tuttavia si è riscontrato che tali soggetti sviluppano forme più gravi di malattia parodontale rispetto a soggetti sani con quantità di placca superiori. Ciò è in rapporto alle alterazioni microvascolari che nel diabete colpiscono anche i tessuti parodontali e che determinerebbero una diminuzione della capacità riparativa tissutale ed una minore capacità difensiva di fronte all’azione dei microrganismi della placca dentale.

Esistono alcune patologie che possono dare lesioni a livello del parodonto; particolari forme di neutropenia, come l’agranulocitosi, o la neutropenia ciclica spesso manifestano a livello del cavo orale i primi segni clinici della loro insorgenza.

Le leucemie possono dare manifestazioni orali che variano come gravità da lievi alterazioni gengivali a lesioni che coinvolgono in modo imponente tutto il parodonto.

Le coagulopatie non rappresentano di per sé un fattore eziologico della malattia parodontale, ma possono complicare il quadro clinicodi questa una volta che si manifesta a seguito di accumulo di placca. In un soggetto con problemi di coagulazione le manovre di spazzolamento portano, dopo che si è instaurato il processo infiammatorio, ad un maggiore sanguinamento delle gengive e questo può indurre il soggetto a diminuire tali pratiche, favorendo un accumulo ancora maggiore di placca con peggioramento della malattia parodontale.

Le malattie del sistema immunitario che prevedono alterazioni del sistema difensivo rappresentato dalle cellule fagocitarie, come la LAD (LeukocyteAdhesionDisease), la sindrome di Papillon-lefèvre,la sindrome di Chediak-Higashi, la CGD (ChronicGranulomatousDisease) sono altamente predisponesti allo sviluppo di malattie parodontali.
Nei pazienti affetti da sindromi come l’AIDS le lesioni a livello del cavo orale sono molteplici e tra queste troviamo anche particolari manifestazioni a carico dei tessuti parodontali come: l’eritema gengivale lineare, la gengivite necrotizzante e la parodontite necrotizzante.

Tali lesioni possono essere riscontrate anche nella popolazione immunocompetente, ma nel soggetto HIV-positivo assumono aspetti clinici atipici, con rapida progressione e distruzione delle parti molli e del supporto osseo. Anche la sintomatologia è spesso imponente con forti dolori e intenso sanguinamento. Occasionalmente queste lesioni rappresentano la prima manifestazione clinica della infezione da HIV in soggetti completamente ignari del loro stato di sieropositività.

 

FUMO DIETETICI: La dieta può intervenire come fattore favorente delle malattie parodontali sia per quanto riguarda fattori di tipo meccanico, che per carenze di elementi indispensabili per il mantenimento di un buono stato di salute dell’organismo.

Esperimenti eseguiti su animali da laboratorio hanno evidenziato che una dieta con alimenti molli favorisce il ristagno alimentare e l’accumulo di placca batterica, con il conseguente rischio dell’instaurarsi di fenomeni infiammatori a carico dei tessuti parodontali.

Avitaminosi, carenze alimentari di proteine, lipidi e carboidrati possono essere fattori aggravanti della malattia parodontale, una volta che questa si è instaurata per fattori irritativi locali.

I tessuti parodontali come tutti gli altri tessuti dell’organismo hanno bisogno delle sostanze nutritive sia per il loro sviluppo, che per il mantenimento delle loro proprietà fisiologiche e biochimiche; una loro carenza provoca squilibri che si ripercuotono anche sui mezzi difensivi dei tessuti stessi a fronte degli insulti di vario tipo che nel corso della vita possono interessare il parodonto.

 

FUMO DI SIGARETTA: Un altro fattore predisponente alla malattia parodontale è rappresentato dal fumo di sigaretta. I prodotti di combustione contenuti nel fumo di sigaretta hanno numerosi effetti nocivi sull’organismo. Ad esempio, si ha una depressione dello stato di salute generale, un indebolimento delle difese immunitarie, una riduzione della capacità di rimarginare le ferite e della riparazione dei tessuti.

In particolare la nicotina, il monossido di carbonio ed il cianuro di idrogeno inducono vasocostrizione periferica che, associata a tutti gli effetti precedentemente citati, aumenta il rischio di sviluppare una malattia a livello dei tessuti parodontali. È interessante notare che il fumo di sigaretta, a causa della vasocostrizione indotta a livello gengivale, diminuisce la sintomatologia tipica dell’infiammazione come l’edema, l’arrossamento, la produzione di fluido crevicolare, il sanguinamento.